Thursday, May 7, 2020

Il virus proviene da un laboratorio?


Salon.com

Il virus proviene da un laboratorio? Forse no — ma espone la minaccia di una corsa alla bioguerra
Pericolosi patogeni vengono catturati in natura e resi più letali nei laboratori di bioguerra dei governi. Può essere accaduto in questo caso?


24 aprile 2020

Non vi è prova scientifica che il nuovo coronavirus sia stato ingegnerizzato, ma le sue origini non sono perfettamente chiare. Patogeni mortali scoperti nella natura vengono a volte studiati nei laboratori — e a volte resi più pericolosi. Questa possibilità, ed altri plausibili scenari, sono stati incorrettamente respinti da parte di alcuni scienziati e rappresentanti governativi e da parte della maggior parte dei media principali.

Origini di questa pandemia a parte, esiste una considerevole documentazione sul fatto che la corsa alle bioarmi che avviene all’insaputa del pubblico potrebbe produrre pandemie ancor più mortali in futuro.

Nonostante la maggior parte dei media e delle istituzioni politiche minimizzino la minaccia posta da questo tipo di attività nei laboratori, alcuni falchi della destra americana come il senatore Tom Cotton, repubblicano dell’Arkansas, hanno caratterizzato come particolarmente pericolosi i ricercatori cinesi sulla difesa biologica.

Ma ci sono tutti gli indizi che le attività dei laboratori negli Stati Uniti pongano una minaccia uguale a quella posta dai laboratori cinesi. Inoltre, i laboratori americani operano in segreto e sono notoriamente inclini agli incidenti.

L’attuale dinamica della corsa alle bioarmi è stata favorita da decisioni del governo americano che risalgono a decenni fa. Nel dicembre del 2009, l’agenzia di stampa Reuters ha riportato che l’amministrazione Obama si era rifiutata di negoziare persino il possibile monitoraggio delle armi biologiche.

Negli Stati Uniti, la maggior parte della sinistra pare adesso non voler mettere sotto scrutinio le origini della pandemia ­ — o le più ampie problematiche della bioguerra — forse perché porzioni della destra anti-cinese hanno alzato particolarmente il tono con accuse infondate.

I governi che partecipano alla ricerca sulle armi biologiche generalmente fanno distinzione tra “bioguerra” e “biodifesa” per giustificare la necessità dei programmi di “difesa”. Ma questo è un gioco retorico di prestigio; i due concetti sono praticamente indistinguibili.

La “biodifesa”, un’implicita e tacita bioguerra, genera patogeni altamente pericolosi con la presunta motivazione di cercare un modo per combatterli. Mentre questa attività pare abbia avuto successo nel trovare agenti infettivi e mortali, inclusi ceppi di influenza più letali, tale ricerca di “difesa” è incapace di difenderci da questa pandemia.

Lo studioso di legge che ha redatto la principale proposta di legge statunitense in questo campo, Francis Boyle, nel suo libro Biowarware and Terrorism [Bioguerra e terrorismo], pubblicato nel 2005, aveva messo in evidenza il fatto che “una corsa agli armamenti biologici con potenziali conseguenze catastrofiche” fosse in corso, guidata principalmente dal governo degli Stati Uniti.

Per anni, molti scienziati hanno espresso preoccupazioni sull’attività dei laboratori di bioarmi/biodifesa e in particolare sul fatto che i finanziamenti sono aumentati notevolmente dopo l’11 settembre 2001. In particolare, ciò è avvenuto dopo gli attacchi di antrace tramite posta che uccisero cinque persone nelle settimane che seguirono l’11 settembre e per i quali l’FBI eventualmente incolpò uno scienziato di biodifesa del governo degli Stati Uniti. Uno studio del 2013 ha appurato che dal 2001 i finanziamenti alla biodifesa sarebbero ammontati ad almeno 78 miliardi di dollari, e questa cifra è sicuramente aumentata da allora. Ciò a portato ad una proliferazione nel numero di laboratori, scienziati e nuovi organi, scatenando una corsa alle armi biologiche a tutti gli effetti.

In seguito all’epidemia di Ebola in Africa occidentale nel 2014, il governo degli Stati Uniti aveva sospeso i finanziamenti per la ricerca sui cosiddetti “guadagni di funzione” per certi organismi. In realtà questa attività è atta a rendere ancor più letali patogeni già mortali, in alcuni casi rendendo aerotrasportati patogeni che in precedenza non lo erano. Senza che fosse notato al di fuori del settore, la moratoria su tale ricerca è stata rimossa nel tardo 2017.

Durante la moratoria erano state fatte delle eccezioni per i finanziamenti ad attività di laboratorio su i pericolosi guadagni di funzione. Tra queste vi era l’attività di ricerca comune da parte dell’università della Carolina del nord, Harvard e dall’istituto di virologia di Wuhan. Quest’attività — che riceveva finanziamenti, al tempo non pubblicizzati, da parte di USAID e di EcoHealth Alliance — venne pubblicata sulla rivista Nature Medicine nel 2015.

Un altro articolo di Nature Medicine riguardante l’origine della presente pandemia, scritto da cinque scienziati e pubblicato il 17 marzo, è stato disseminato dai media e da alcuni funzionari — incluso l’attuale direttore del National Institutes of Health [Istituti nazionali della sanità] Francis Collins — come prova definitiva contro l’origine in laboratorio del nuovo coronavirus. Nell’articolo, intitolato The proximal origin of SARS-CoV-2 [L’origine prossimale del SARS-CoV-2], viene inequivocabilmente dichiarato: “Le nostre analisi mostrano chiaramente che il SARS-CoV-2 non è stato costruito in laboratorio e che non si tratta di un virus manipolato volontariamente”. Questa frase è velatamente ingannevole. Nonostante gli scienziati dichiarino che non esiste una “firma” di laboratorio nell’RNA del SARS-Cov-2, il loro ragionamento non prende in considerazione altri metodi di laboratorio che potrebbero aver creato mutazioni del coronavirus senza lasciare traccia.

Inoltre, c’è una problema di conflitto d’interessi che riguarda l’articolo su Nature Medicine. Alcuni degli autori dell’articolo, e di una lettera del febbraio 2020 al Lancet che ha condannato “i complottismi che suggeriscono che il COVID-19 non abbia avuto origine in natura” — il che sembra sia stato calcolato per minimizzare uno scrutinio esterno delle attività dei laboratori di biodifesa — hanno preoccupanti legami con il complesso della biodifesa e con il governo degli Stati Uniti. Da notare è che nessuno di questi due articoli chiarisce il fatto che un virus che ha avuto origine in natura possa essere catturato e studiato in laboratorio prima di essere rilasciato intenzionalmente o anche accidentalmente — una chiara possibilità nel caso del coronavirus.

Fatti e “dicerie”

A una conferenza stampa dell’ormai defunto National Press Club [Circolo stampa nazionale] tenutasi questo 11 febbraio dove era presente un rappresentante del Center for Disease Control (CDC) [Centro per il controllo delle malattie] ho fatto domande a questo riguardo. Ho chiesto se fosse una “totale coincidenza” il fatto che la pandemia abbia avuto inizio a Wuhan, l’unico posto in Cina con un dichiarato laboratorio di biosicurezza livello 4 (BSL4). I laboratori BSL4 sono dotati dei più stringenti sistemi di sicurezza, ma lavorano con i patogeni più mortali. Come ho già menzionato, è strano che il nuovo coronavirus abbia avuto origine nelle grotte dei pipistrelli nella provincia di Yunnan — a più di 1.600 chilometri da Wuhan. Ho fatto notare come l’attività di “guadagno di funzione” in laboratorio può produrre patogeni più letali, e che i laboratori più importanti, inclusi alcuni negli Stati Uniti, hanno sofferto fuoriuscite accidentali.

Il vicedirettore di punta del CDC Anne Schuchat ha detto che, in base alle informazioni di cui era a conoscenza, il virus era di “origine zoonotica”. A inoltre detto, a riguardo delle attività sul guadagno di funzione nei laboratori, che è importante “proteggere i ricercatori e i loro assistenti di laboratorio tanto quanto la comunità circostante e che usiamo la scienza a beneficio delle persone”.

Ho replicato chiedendo se l’imputata origine in natura potesse non precludere che questo virus potesse essere potuto passare attraverso un laboratorio, in quanto un laboratorio potrebbe aver acquisito un virus da un pipistrello per poi lavorarci. Schuchat ha risposto ai giornalisti assembrati dicendo che “molto spesso emergono dicerie che poi acquisiscono vita propria”, senza però rispondere direttamente alla domanda. Ha inoltre voluto evidenziare come durante l’epidemia di ebola nel 2014 alcuni osservatori avevano indicato i laboratori nell’area come una possibile causa, e come questo “fosse stato un pettegolezzo che dovette essere smentito per cercare di tenere l’epidemia sotto controllo”. Ha ribadito: “Per cui, per quel che ne so, posso dirvi che le circostanze riguardanti l’origine sembrano proprio quelle da animali ad esseri umani. Ma ho sentito la domanda.”

Questo non è un pettegolezzo. È un fatto: i laboratori lavorano con patogeni pericolosi. Sia gli Stati Uniti che la Cina hanno programmi a duplice uso per la bioguerra/biodifesa. La Cina ha importanti strutture a Wuhan — un laboratorio con livello biosicurezza 4 e un laboratorio con livello biosicurezza 2. Dai laboratori ci sono fuoriuscite. (Vedere Preventing a Biological Arms Race [Prevenire un corsa alle armi biologiche], MIT Press, 1990, redatto da Susan Wright; anche, in visione parziale nel Journal of International Law [Rivista di diritto internazionale] dell’ottobre 1992.)

Gran parte della discussione su questo serio e mortale argomento è disturbata da critiche mirate ad evitare o schivare la domanda sui guadagni di funzione. L’emittente televisiva ABC ha mandato in onda il 27 marzo un servizio intitolato: “Sorry, Conspiracy Theorists. Study Concludes COVID-19 ‘Is Not a Laboratory Construct’” [Ci dispiace, complottisti. Uno studio conclude che il COVID-19 ‘non è stato creato in laboratorio]. Il servizio non ha preso in considerazione la possibilità che il virus possa essere stato trovato in natura, studiato in laboratorio e poi rilasciato.

Il 21 marzo il giornale USA Today ha pubblicato un pezzo intitolato “Fact Check: Did the Coronavirus Originate In a Chinese Laboratory?” [Controllo fatti: ha il coronavirus avuto origine in un laboratorio cinese?] — e lo ha dichiarato “FALSO”.

La storia del USA Today è basata sul Washington Post, che il 17 febbraio ha pubblicato un articolo ampiamente citato intitolato, “Tom Cotton keeps repeating a coronavirus conspiracy theory that was already debunked” [Tom Cotton continua a ripetere un complottismo sul coronavirus che è già stato smentito]. L’articolo riporta commenti resi pubblici da parte del professore di biologia chimica della Rutgers University Richard Ebright, ma fuori dal loro contesto e solo in parte. Specificatamente, la storia cita un tweet di Ebright dove dice che il coronavirus non è “una bioarma ingegnerizzata”. Infatti, la citazione completa include la chiarificazione che il virus potrebbe essere “entrato in circolazione nella popolazione tramite un incidente di laboratorio”. (Una mail con richiesta di chiarificazione inviata al giornalista del Post Paulina Firozi non ha avuto risposta.)

Bioingegnerizzata ≠ Da un laboratorio

Da allora altri pezzi del Post (alcuni in gran parte basati sulle dichiarazioni di funzionari del governo degli Stati Uniti) hanno convogliato il pensiero di Ebright, ma c’è di peggio. In uno scambio privato, Ebright — il quale, nuovamente, ha chiaramente detto che il coronavirus tecnicamente non è stato bioingegnerizzato usando sequenze di coronavirus conosciute — ha dichiarato che altri tipi di manipolazioni in laboratorio potrebbero aver causato l’attuale pandemia. Questo va contro la maggior parte di ciò viene riportato dalla stampa, che forse è troppo scientificamente illetterata per percepirne la differenza.

In risposta al suggerimento che il nuovo coronavirus potrebbe essere arrivato con metodi diversi dalla bioingegnerizzazione — da parte del dottor Meryl Nass, che ha condotto lavoro innovativo sulla bioguerra — Ebright ha detto in una mail:

La sequenza genetica del SARS-CoV-2 non riscontra tracce di manipolazione umana.

Questo elimina quei tipi di ricerca sui guadagni di funzione (GoF) che lascia tracce di manipolazione umana nelle sequenze genetiche (e.g. utilizzo di metodi di DNA ricombinante per la costruzione di virus chimerici), ma non elimina tipi di ricerca GoF che non lascia tracce (e.g. passaggi seriali negli animali).
[enfasi aggiunta]

Molto facile immaginare l’equivalente dei “10 passaggi nei furetti” di Fouchier con il virus influenzale H5N1, ma, in questo caso, con 10 passaggi in primati non umani con coronavirus di pipistrelli RaTG13 o coronavirus di pipistrelli KP876546.

L’ultimo paragrafo è molto importante. Si riferisce al virologo Ron Fouchier del Erasmus Medical Center a Rotterdam, che ha fatto ricerche sull’incremento intenzionale del tasso di mutazioni virali facendo passare il virus sequenzialmente da un’animale all’altro. Il New York Times ha scritto di questo in un’editoriale del gennaio 2012, mettendo in guardia contro “Un giudizio universale ingegnerizzato”.

“Ora gli scienziati finanziati dall’Istituto nazionale della sanità” hanno creato un “virus che può uccidere decine di o centinaia di milioni di persone” se dovesse scappare dal suo confinamento, ha scritto il Times. La storia continua:

Lavorando con i furetti, l’animale che reagisce all’influenza più similarmente agli esseri umani, i ricercatori hanno scoperto che con solo cinque mutazioni genetiche il virus è stato capace di diffondersi nell’aria da un furetto all’altro pur mantenendo la sua letalità. Uno studio separato dell’università del Wisconsin, del quale poco si sa pubblicamente, ha prodotto un virus che pare sia meno virulento.

La parola “ingegneria” nel titolo del New York Times è tecnicamente scorretta, visto che il far passare un virus tra animali non è “ingegneria genetica”. Questa stessa distinzione ha ostacolato la comprensione di alcune delle possibili origini dell’attuale pandemia.

Il lavoro sull’influenza da parte di Fouchier, che ha reso più virulento un virus H5N1 tramite la ripetuta trasmissione tra singoli furetti, ha brevemente generato onde sismiche nei media. “Rinchiuso nell’addome di un edificio medico universitario qui, e accessibile solo ad una manciata di scienziati, vi è un virus creato dall’uomo che se venisse liberato potrebbe cambiare la storia del mondo”, scrisse la rivista Science nel 2011 in una articolo intitolato “Scientists Brace for Media Storm Around Controversial Flu Studies” [Gli scienziati si preparano alla tempesta mediatica su i controversi studi influenzali]. L’articolo continua:

Il virus è un ceppo dell’influenza aviaria H5N1 che è stato modificato geneticamente ed è ora trasmissibile tra furetti, gli animali che maggiormente mimano la reazione umana all’influenza. Gli scienziati credono che se scaturisse in natura o venisse rilasciato il patogeno potrebbe dare adito ad una pandemia influenzale, possibilmente con milioni di morti.

In un ufficio al 17° piano dello stesso edificio, il virologo Ron Fouchier dell’Erasmus Medical Center spiega con calma perché il suo gruppo ha creato quello che lui dice sia “probabilmente uno dei virus più pericolosi che si possa fare” — e perché vuole pubblicare la ricerca che descrive il come l’ha fatto. Anche Fouchier si sta preparando ad una tempesta mediatica. Dopo aver parlato ieri con ScienceInsider, è andato ad un appuntamento con un’ufficiale della stampa istituzionale per pianificare una strategia comunicativa.

La ricerca di Fouchier è uno di due studi che hanno provocato un intenso dibattito su i limiti della libertà scientifica e che potrebbe presagire cambiamenti nel modo in cui i ricercatori negli Stati Uniti gestiscono la cosiddetta ricerca a duplice uso: studi che potrebbero comportare un pubblico beneficio ma potrebbero anche essere utilizzati per scopi nefasti come la bioguerra o il bioterrorismo.

Nonostante le obiezioni, la ricerca di Fouchier è stata pubblicata da Science nel giugno del 2012. Intitolata “Airborne Transmission of Influenza A/H5N1 Virus Between Ferrets [La trasmissione aerotrasportata del virus influenzale A/H5N1 tra i furetti], essa riassume come il gruppo di ricerca di Fouchier è riuscita a rendere più virulento il patogeno:

Il virus dell’altamente patogena influenza aviaria A/H5N1 può causare morbosità e mortalità negli esseri umani anche se, fino ad ora, non ha acquisito la capacità di trasmettersi per via aerea o tramite goccioline respiratorie (“trasmissione aerotrasportata”) negli esseri umani. Per evitare il rischio che il virus possa acquisire questa capacità in natura, abbiamo modificato geneticamente il virus A/H5N1 tramite mutagenesi sito-diretta e ulteriori passaggi seriali nei furetti. Il virus A/H5N geneticamente modificato ha subito mutazioni durante il passaggio tra i furetti, diventando eventualmente trasmissibile per via aerea nei furetti.

In altre parole, la ricerca di Fouchier ha preso un virus influenzale che non esibiva trasmissione aerea, poi ha infettato un certo numero di furetti fino a quando non è mutato al punto che fosse trasmissibile nell’aria.

Nello stesso anno, il 2012, un simile studio da parte di Yoshihiro Kawaoka all’università del Wisconsin e stato pubblicato su Nature:

I virus altamente patogeni A dell’influenza aviaria H5N1 occasionalmente infettano gli esseri umani, ma al momento non si trasmettono tra esseri umani con facilità. … Qui valutiamo i cambiamenti molecolari … che consentirebbero ad un virus … di potersi trasmettere nei mammiferi. Abbiamo identificato un … virus … con quattro mutazioni ed i restanti sette segmenti genetici di un virus H1N1 proveniente da una pandemia del 2009 — capace di trasmissione aerotrasportata in un modello con furetti.

Nel 2014, a riguardo del lavoro di Fouchier e Kawaoka, Marc Lipsitch di Harvard e Alison P. Galvani di Yale scrissero:

I recenti esperimenti atti a create nuovi, altamente virulenti e trasmissibili patogeni contro cui non esiste immunità umana non sono etici … essi pongono un rischio di rilascio accidentale e intenzionale che, se ci fosse una diffusione estesa del nuovo agente, potrebbe costare molte vite. Anche se una tale fuoriuscita in quei laboratori che conducono ricerche con stringenti procedure di biosicurezza è improbabile, finanche una bassa possibilità dovrebbe essere presa seriamente in considerazione, vista la scala di distruzione nel caso tale improbabile evento dovesse accadere. Inoltre, il rischio si moltiplica man mano che il numero di laboratori che effettuano tali ricerche aumenta nel globo.

Visto tale rischio, i principi etici, come quelli esistenti nel Codice di Norimberga, dettano che questo tipo di esperimenti debba essere ammissibile solo se si ottengono benefici per l’umanità commensurati al rischio, e solo se questi benefici non possano essere ottenuti con metodi meno rischiosi.

Noi sosteniamo che i due principali benefici rivendicati per questi esperimenti — miglior design di vaccini e migliore interpretazione della sorveglianza — non possono essere facilmente ottenuti con la creazione di patogeni potenzialmente pandemici (PPP), spesso chiamati esperimenti di guadagno di funzione (GoF).

Sembrerebbe esserci una nozione alquanto diffusa dell’esistenza di un consenso scientifico sul fatto che la pandemia non abbia avuto origine in un laboratorio. Ma infatti molti dei più esperti scienziati nel campo sono particolarmente silenziosi. Essi includono Lipsitch di Harvard, Jonathan A. King del MIT e molti altri.

Solamente l’anno scorso, Lynn Klotz del Center for Arms Control and Non-Proliferation [Centro per il controllo degli armamenti e non-proliferazione] ha pubblicato una ricerca sul Bulletin of the Atomic Scientists [Bollettino degli scienziati atomici] intitolato “Human Error in High-biocontainment Labs: A Likely Pandemic Threat” [Errore umano nei laboratori ad alto biocontenimento: una probabile minaccia pandemica]. Klotz scrisse:

Incidenti che causano potenziali esposizioni a patogeni accadono frequentemente nei laboratori ad alta sicurezza spesso riconosciuti dagli acronimi BSL3 (livello biosicurezza 3) e BSL4. Incidenti nei laboratori che producono inosservate o non riportate infezioni acquisite in laboratorio possono provocare il rilascio di una malattia nella comunità al di fuori del laboratorio stesso; gli operatori di laboratorio con tali infezioni usciranno dal posto di lavoro portando i patogeni con se. Se l’agente in questione fosse un patogeno potenzialmente epidemico, un tale rilascio nella comunità potrebbe portare and una pandemia mondiale con molti incidenti mortali. La maggior preoccupazione è il rilascio di un virus di influenza aviaria altamente patogeno creato in laboratorio, trasmissibile per via aerea tra i mammiferi, come i virus trasmissibili per via aerea H5N1 creati nei laboratori di Ron Fouchier in Olanda e Yoshihiro Kawaoka in Madison, Wisconsin.

“Pazzesca, pericolosa”

Boyle, un professore di diritto internazionale all’università dell’Illinois, ha condannato senza mezzi termini Fouchier, Kawaoka e altri — incluso almeno uno degli autori del recente articolo su Nature Medicine, chiamando questo tipo di attività una “associazione a delinquere”. Boyle è stato coinvolto in numerose controversie ed è stato particolarmente criticato da molti su questa questione. Snopes, il sito internet che si occupa di controllare la veridicità dei fatti, lo ha descritto “un avvocato senza alcuna qualifica in virologia” — senza riportare come lui abbia scritto il principale disegno di legge degli Stati Uniti in questo campo.

Come Boyle ha scritto nel 2015:

Dall’11 settembre 2001 abbiamo speso circa 100 miliardi di dollari per la guerra biologica. Adesso in questo paese abbiamo effettivamente un’industria di guerra biologica offensiva che viola la Convenzione sulle armi biologiche e la legge anti-terrorismo con armi biologiche del 1989 da me scritta.

La proposta di legge di Boyle dice: “Chiunque coscientemente sviluppi, produca, ammassi, trasferisca, acquisisca, conservi, o possieda qualsiasi agente biologico, tossina, o sistema di consegna per uso bellico, o coscientemente assista uno stato estero o qualsiasi organizzazione a far ciò, sarà multato in base a questo articolo o imprigionato a vita o qualsiasi altro numero di anni, o entrambi. Vi è giurisdizione federale extraterritoriale per le violazioni presenti in questo paragrafo commesse da o contro un cittadino degli Stati Uniti”.

Boyle mise anche in guardia:

La Russia e la Cina hanno indubbiamente raggiunto la medesima conclusione a cui io sono arrivato tramite le stesse fonti pubbliche disponibili, e hanno reagito di conseguenza. Per cui ciò a cui il mondo sta assistendo è una corsa alla guerra biologica offensiva a tutto campo tra le maggiori potenze militari del mondo: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina, Israele, tra gli altri.

Abbiamo ricreato quell’industria di guerra biologica offensiva che avevamo dispiegato in questo paese prima della sua proibizione con la Convenzione sulle armi biologiche del 1972, e descritta da Seymour Hersh nel suo scoop “Chemical and Biological Warfare: America’s Hidden Arsenal” [Guerra chimica e biologica: l’arsenale americano nascosto]. (1968)

Boyle dice ora di essere stato “marginalizzato” dai media su questa questione, nonostante lui abbia scritto la legislazione più importante a questo riguardo. Il gruppo con cui ha lavorato alla legislazione, il Council for Responsible Genetics [Consiglio per la genetica responsabile], si è sciolto alcuni anni fa, rendendo le opinioni di Boyle sulla biodifesa ancor più marginalizzate mentre i fondi governativi per l’attività di duplice uso continuano ad essere versati e i critici all’interno della comunità scientifica sono piombati nel silenzio. Di converso, le sue denunce sono diventate ancor più radicali.

Nel libro Preventing a Biological Arms Race [Prevenire una corsa alle armi biologiche] del 1990, la studiosa Susan Wright aveva sostenuto che le attuali leggi sulle armi biologiche erano insufficienti, in quanto esistevano “progetti dove gli aspetti offensivi e difensivi possono essere distinti solo in base alle motivazioni addotte. Boyle fa notare, correttamente, che il suo corrente disegno di legge non fa eccezioni sul lavoro “difensivo”, ma solo per “profilattico, protettivo o altri motivi pacifici”.

Mentre Boyle è particolarmente vociferante con le sue condanne, non è il solo. C’è stata un’irregolare, ma occasionale attenzione mediatica su questa minaccia. Il Guardian ha fatto uscire un pezzo nel 2014, “Scientists condemn ‘crazy, dangerous’ creation of deadly airborne flu virus” [Scienziati condannano la ‘pazzesca, pericolosa’ creazione di mortali virus influenzali aerotrasportati], dopo che Kawaoka aveva creato un virus pericoloso per la vita che “è molto simile al ceppo influenzale della spagnola del 1918 che secondo le stime uccise 50 milioni di persone”:

“Il lavoro che stanno facendo è assolutamente pazzesco. Tutto questo è estremamente pericoloso”, ha detto Lord May, l’ex-presidente della Royal Society e per una volta capo consigliere scientifico del governo britannico. “Sí, c’è un pericolo, ma non proviene da i virus la fuori tra gli animali, proviene dai laboratori di persone grossolanamente ambiziose”.

Le carica di Boyle all’inizio di quest’anno secondo sul fatto che il coronavirus sia stato bioingegnerizzato — accuse recentemente ricalcate dal virologo francese e premio Nobel Luc Montagnier — non sono state corroborate da alcun risultato reso pubblico da alcun scienziato statunitense. Boyle insiste sul fatto che scienziati come Ebright, della Rutgers, sono compromessi perché l’università ha ricevuto un laboratorio biosicurezza 3 nel 2017 — anche se Ebright è forse il più vocale ed eminente critico di tale ricerca tra gli scienziati negli Stati Uniti. Queste e altre controversie a parte, le preoccupazioni di Boyle su i rischi della guerra biologica sono legittime; infatti, Ebright le condivide.

Alcune delle voci più sonore a riguardo delle origini del nuovo coronavirus hanno cercato di minimizzare i rischi delle attività di laboratorio, o si sono concentrate quasi esclusivamente su i “mercati umidi” o gli animali “esotici” come probabile causa.

I media hanno osannato Laurie Garrett, l’autrice vincitrice del premio Pulitzer e membro senior del Council on Foreign Relations [Consiglio sulle relazioni straniere], quando il 3 marzo ha dichiarato su Twitter (con un tweet poi cancellato) che l’origine della pandemia era stata scoperta: “Sono i pangolini. #COVID19 Ricercatori hanno studiato tessuti polmonari di 12 dei mammiferi a scaglie che erano stati trafficati illegalmente in Asia e hanno trovato #SARSCoV2 in 3. Gli animali sono stati trovati a Guangxi, Cina. Un altro campione contrabbandato +virus trovato a Guangzhou.”

Fu rapidamente corretta da Ebright: “Totalmente privo di senso. Hai per lo meno letto l’articolo? Il riportato coronavirus nei pangolini non è SARS-CoV-2 e non è nemmeno particolarmente simile al SARS-CoV-2. Il coronavirus RaTG13 nei pipistrelli assomiglia molto di più al SARS-Cov-2 (identico al 96,2%) del riportato coronavirus nei pangolini (identico al 92,4%).” Aggiunge: “Non c’è ragione di invocare i pangolini come intermediari. Quando A è più simile di B a C, in assenza di ulteriori dati, non c’è base razionale per favorire il percorso A>B>C rispetto al percorso A>C.” Quando qualcuno ha chiesto cosa Garrett stesse dicendo, Ebright ha risposto: “Sta dicendo che è scientificamente illetterata.”

Il giorno dopo, Garrett si è corretta (senza riconoscere Ebright): Ho bombato sulla ricerca sui #pangolini, e poi ho fatto pausa con Twitter per qualche ora. NON dimostra le specie = fonte di SARSCoV2. Adesso c’è un fiume di critiche, che denunciano me e il mio post meritatamente. Molte delle critiche sono ultra-informative per cui lascio perdere il tutto x un po’.”

Almeno un funzionario cinese ha risposto alle accuse che i laboratori di Wuhan potrebbero essere la fonte della pandemia suggerendo che forse gli Stati Uniti potrebbero esserne responsabili. Nei media americani principali ciò è stato trattato riflessivamente come una cosa ancor più ridicola di quella secondo cui il virus sia potuto provenire da un laboratorio.

Ovviamente le accuse del governo cinese non andrebbero accettate in blocco, ma neanche quelle del governo statunitense — specialmente visto il fatto che i laboratori del governo degli Stati Uniti erano la fonte degli attacchi di antrace nel 2001. Questi attacchi misero gli Stati Uniti nel panico e chiusero il parlamento, consentendo all’amministrazione Bush di promulgare il PATRIOT Act e di accelerare le invasioni dell’Afghanistan e dell’Irak. Infatti, nell’ottobre del 2001, i tesorucci dei media Richard Butler e Andrew Sullivan propagandarono a favore della guerra all’Irak a causa degli attacchi di antrace. (Ne l’Irak ne al-Qaeda ci avevano a che fare.)

Gli attacchi di antrace del 2001 hanno fornito il pretesto principale per l’aumento dei finanziamenti ai biolaboratori avvenuti da allora, anche se apparentemente ebbero origine in un laboratorio degli Stati Uniti o di un alleato. Infatti, quegli attacchi rimangono avvolti nel mistero.

Il governo degli Stati Uniti ha anche montato elaborate coperture per distrarre dalle proprie attività con le bioarmi. Per esempio, il governo degli Stati Uniti ha sostenuto con infamia che la morte di Frank Olson nel 1953, uno scienziato a Fort Detrick, Maryland, sia stata causata da un esperimento con l’LSD andato male; sembra adesso che si sia trattato di un esecuzione per coprire la guerra biologica statunitense.

Cause dell’attuale pandemia a parte, c’è bisogno di molto maggiore scrutinio di questi laboratori per la bioguerra/biodifesa. C’è bisogno che la richiesta di una loro chiusura da parte di Boyle ed di altri venga chiaramente presa in considerazione— e va fatta luce sul tipo di ricerca che viene precisamente fatta.

La segretezza di questi laboratori potrebbe per sempre impedirci di conoscere con certezza le origini dell’attuale pandemia. Quello che sappiamo è che questo  interferenze climatiche umane, ma la scienza ci dice che l’attività umana aumenta la probabilità di uragani più intensi. Questo ci riporta all’imperativo di dover interrompere quei tipi di attività che pongono questi rischi in primo luogo.

Se ciò non avviene, la gente del pianeta sarà alla mercé delle macchinazioni e degli errori di stati attori che stanno giocando col fuoco per i loro interessi geopolitici.

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